Final Fantasy sfida Avatar, 05 marzo 2010

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Riddick™
view post Posted on 5/3/2010, 16:49




Final Fantasy sfida Avatar
Cinque anni di lavorazione e 300 persone coinvolte per un'avventura digitale da 50 ore. L'ultimo capitolo della saga made in Japan da 92 milioni di copie nei negozi dal 9 marzo. Per PlayStation 3 e Xbox 360


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BAROCCO, spettacolare, interminabile. Final Fantasy XIII della Square Enix, ultimo capitolo di una saga di videogame da 92 milioni di copie, sembra l'anello mancante fra Bollywood, Avatar di James Cameron e il mondo dei videogame giapponesi. Ha infatti la stessa densità narrativa dei film girati a Bombay, ambientazioni magico fantascientifiche che per opulenza superano l'ultimo blockbuster di James Cameron, con in più quel tocco inconfondibile dei giochi di ruolo sviluppati a Tokyo e dintorni. Sempre intricati, naif e con protagonisti che vestono capi modaioli. Insomma, un colossal digitale strambo, ricco, affascinante e pieno di incongruenze.

Fra le ultime grandi produzioni della scuola giapponese, da tempo in forte difficoltà, che ad ogni episodio o quasi si reinventa mettendo in scena nuovi personaggi, nuove ambientazioni e mantenendo stile e tematiche di fondo. Cominciando da un ambientalismo radicale che poi, non a caso, ha trovato una eco in Avatar. Ma alla Square Enix non si sentono derubati, o almeno non lo dicono apertamente. "La differenza fra Avatar e altri film hollywoodiani stile Terminator o Transformers è chiara", raccontano a Repubblica. it Yoshinori Kitase e Motomu Toriyama, rispettivamente produttore e regista del gioco. "Ed in effetti la contrapposizione fra natura e tecnologia è molto, molto simile a quel che Final Fantasy ha fatto vedere negli anni. Ma per noi è motivo di orgoglio più che di risentimento. Il riconoscimento di quanto fatto fin qui".

La saga
Il primo capitolo, parliamo del 1987, doveva essere la fantasia finale della Square Soft (oggi Square Enix), software house giapponese all'epoca vicina alla bancarotta. Invece si salvò, anzi fece fortuna, proprio grazie a questo gioco. E che fortuna: tante copie le hanno vendute gruppi come gli Who o cantanti come Luciano Pavarotti. Con la differenza che i videogame, da sempre, costano molto più dei cd musicali. Le tre traduzioni cinematografiche però non hanno avuto altrettanto successo. Eppure, malgrado i fallimenti la botteghino, i videogame sono sempre stati molto popolari. Di qui l'attesa per il tredicesimo capitolo.


"Doveva uscire per PlayStation 2 e quando decidemmo di passare alla 3 erano già trascorsi due anni", spiega Kitase-san. "Da allora abbiamo impiegato altri tre anni per finirlo con un team di circa 200 persone che in diverse fasi ha toccato quota 300. E' stato un lavoro mastodontico, uno dei capitolo più difficili da sviluppare di tutta l'intera serie". E sarà forse colpa, o merito, di questo lungo processo che le prime due ore sono talmente piene di trovate visive e scene mozzafiato da stancare. Come se nel tempo fossero stati aggiunti via via sempre più elementi senza che nessuno ponesse un freno. Tanto che viene da domandarsi come abbiano fatto Kitase e Toriyama a riempire un'avventura del genere che per essere completata di ore ne richiede almeno 50.

La Storia
E' un mondo fatto si scenari toccanti, come spesso accade in questa saga, disegnati con grande cura e inesauribile inventiva. Peccato che fra laghi ghiacciati, immensi templi dimenticati, città volanti, capire qualcosa della trama sia impresa ardua per le prime sei ore di gioco. Si intrecciano micro e macro vicende, parte di un grande affresco che andrà oltre il tredicesimo capitolo. "E' un nuovo universo, un sistema mitologico chiamato Fabula Nova Crystallis -spiega Kitase-, dove sono gli dei a dare uno scopo esistenziale alle persone. Scopi misteriosi e a volte privi di senso".

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Come quelli assegnati ai sei personaggi principali divisi da mille incomprensioni, rivalità, sospetti, ma costretti a combattere assieme. Vengono quasi tutti da Cocoon, città retta da una teocrazia che tiene sotto scacco la popolazione e che in passato ha sconfitto in guerra il regno di Pulse. Chiunque entri in contatto con la tecnologia mistica di quest'ultimo viene bandito e ormai le deportazioni non si contano più. Ed è proprio con una epurazione di massa che inizia il gioco, ostacolata da un manipolo di ribelli che oppongono resistenza armata. Fra loro c'è da un lato Lightning, una ragazza di poche parole ma dai poteri fuori dal comune, dall'altra Snow, biondo e guascone. Si detestano, ma entrambi vogliono salvare Serah, sorella minore di lei e fidanzata di lui. Al gruppo si uniranno poi Vanille, vacua e sorridente quanto Paris Hilton, Sazh, pilota di colore dalla capigliatura afro sempre pronto a lamentarsi e Hope, un adolescente viziato che ha perso la madre negli scontri che hanno opposto i deportati alle truppe di Cocoon. Più tardi arriverà anche Yun Fang, che a dispetto del nome è una ragazza che va in giro in sari e ha lineamenti indiani.

Serah, la sorella di Lightning, è stata prescelta dai Fal'Cie, entità meccanico-divine che hanno dato vita all'antichissima civiltà che prima dominava su Pulse. Esseri dei quali nessuno sa molto, temuti perché possono marchiare i comuni mortali costringendoli a perseguire uno scopo esistenziale preciso. Che è quel che capita a Serah e che capiterà anche agli altri cinque protagonisti del gioco. "In genere non partiamo mai da eventi politici o sociali per costruire Final Fantasy", spiega Toriyama. "Ma certo, in Giappone c'è stata una lunga stagnazione e poi una recessione. E molte persone sono state spinte ai margini della società. Lignthning e i suoi compagni devono affrontare un destino per certi versi ingiusto e accettare le diversità degli altri membri del gruppo per riuscire a sopravvivere. Da questo punto di vista il gioco riflette quel che è successo nel nostro Paese nell'ultimo decennio".

La struttura
E allora eccoci a combattere per le lande di Pulse, trattati come dei reietti, destinati alla sconfitta, costretti a inseguire uno scopo del quale ignoriamo il senso. Fortuna che con la condanna dei Fal'Cie sono arrivati anche dei poteri straordinari. Pure qui però, per vedere i primi veri fuochi d'artificio, servono almeno quattro ore. Tutta la prima fase la si passa a guardare le splendide regioni di un mondo proibito, le lunghe sequenze in computer grafica e a cercare di comprendere il sistema di combattimento che è a un tempio banale e complicato. In barba ai tanti passi avanti fatti dal mondo dei videogame per cercare di offrire una forma di intrattenimento accessibile.

I sei potranno poi evocare entità soprannaturali durante i combattimenti (un classico di Final Fantasy) e migliorare le loro abilità (altro classico), secondo uno schema che ricorda molto quello usato nel decimo capitolo. Si muove uno solo personaggio mentre gli altri agiscono autonomamente. Noi dobbiamo solo decidere se impostare un atteggiamento difensivo o offensivo. Oppure se far conquistare a un determinato personaggio certe abilità prima di altre, sapendo che alla fine dovrà averle tutte perdendo buona parte della sua individualità. Si possono anche migliorare le armi, di nuovo secondo schemi rigidi e lontani anni luce rispetto a quanto visto negli episodi più riusciti della serie. Nel frattempo la storia procede in maniera lineare, così come le battaglie, senza che si possa fare molto se non optare per qualche colpo speciale piuttosto che un altro.

La fantasia finale
"Final Fantasy XIII un'esperienza lunga, serve tempo per capirla e a ogni fase ci sono sorprese", sottolinea Toriyama-san quasi a mettere le mani aventi. "E' un universo. Non si risolve in un conflitto fra buoni e cattivi come capita troppo spesso nei giochi elettronici di oggi". Ma chissà se una scelta del genere alla fine si dimostrerà vincente, in un'epoca segnata dal successo di titoli brutali e meno faraonici. Anche perché Final Fantasy XIII sembra essere un monumento alla storia dei videogame giapponesi del passato, più che un ponte verso quelli del futuro e della riscossa che tanti aspettano. E se il settimo capitolo, forse il più bello in assoluto, è costato nel 1997 ben 30 milioni di dollari, questo allora come minimo avrà toccato gli 80 o i 100 milioni di dollari. Insomma, alla Square Enix dovranno spingersi ben oltre i quasi due milioni di pezzi del Giappone per dimostrare che c'è ancora spazio per la loro fantasia finale.

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